I perché della campagna

Perché POSSIAMO TUTTO?

Siamo parte della più grande generazione di giovani nella storia dell’umanità a livello mondiale e abbiamo idee, conoscenze e competenze per migliorare la vita di tuttə, a partire dai contesti dove viviamo, scuola e quartieri, fino alle questioni globali, come il cambiamento climatico. Siamo la generazione che cambierà l’Italia, a partire dalla scuola.

La partecipazione non è solo una parola o un metodo, è un diritto e lo è per tuttə. Una vera partecipazione è un fine in sé. È anche uno strumento utile ad una crescita integrale come cittadinə, all’apprendimento scolastico, a una convivenza più armonica nei territori, al contrasto delle disuguaglianze educative [1]. 

L’importanza di prendere parte alle decisioni di bambinə e adolescenti è riconosciuta in molti documenti ufficiali: la Convenzione ONU (1989) si sancisce il diritto dei e delle minori a essere ascoltati, di far sentire la propria voce per le questioni che li riguardano e di aver libertà di associazione. A livello europeo atti recentissimi come la Strategia per i diritti dei bambini e delle bambine (2021) e la Child guarantee ribadiscono questi diritti. 

In Italia il diritto alla partecipazione è sancito dalla Costituzione, come principio fondante e trasversale. In particolare, essendo l’istruzione un diritto fondamentale, la scuola è considerata il primo luogo dove praticarla, intesa come “palestra di democrazia”. È pertanto riconosciuto e costituzionalmente tutelato il ruolo prioritario della scuola nella formazione e nella promozione di una cittadinanza attiva e proattiva, partecipante e partecipata, responsabile a livello individuale e collettivo, in dialogo con le famiglie e le comunità educanti. Tutto ciò è ribadito nella Legge sull’educazione civica del 2019, che raccomanda alle scuole di rivedere i curriculum formativi al fine di sviluppare “la capacità di agire da cittadini responsabili e di partecipare pienamente e consapevolmente alla vita civica, culturale e sociale della comunità”. Recentemente, il 5° Piano nazionale infanzia e adolescenza indica la necessità e l’urgenza di avanzare in questo campo e propone azioni concrete in tal senso.

Come va la partecipazione a scuola?

La partecipazione degli studenti negli organi collegiali delle scuole secondarie di secondo grado, come licei, istituti tecnici, istituti professionali è prevista per legge, con 2 rappresentanti nel Consiglio di classe (composto da tutti i docenti e 2 genitori) e 3 nel Consiglio d’istituto (4 negli istituti con più di 500 alunni), cui partecipano anche 7 tra docenti e dirigente (8 oltre i 500), 1 del personale amministrativo (2 oltre i 500), 3 genitori (4 oltre i 500). I e le rappresentanti di classe hanno il diritto di riunirsi in assemblea all’interno di un Comitato Studentesco, che può esprimere pareri e proposte al Consiglio d’istituto.

La classe ha il diritto di riunirsi ogni mese in assemblea per un massimo di due ore, ad eccezione del mese conclusivo di lezione. A livello di istituto, si può richiedere un’assemblea al mese nel limite delle ore di lezione di una giornata. È inoltre prevista la possibilità di richiedere l’uso dei locali della scuola per ulteriori assemblee in orario extra scolastico.

Sono previste anche forme di rappresentanza al di fuori della singola scuola, principalmente attraverso tre strumenti: 1) la Consulta Provinciale degli Studenti, composta da 2 rappresentanti per ogni scuola della provincia, con il compito di permettere il confronto tra gli studenti, elaborare proposte e pareri per gli uffici scolastici e gli enti locali, istituire sportelli informativi e promuovere iniziative transnazionali; 2) il Consiglio Nazionale, che riunisce i presidenti delle Consulte Provinciali e svolge diverse funzioni, tra cui esprimere pareri su azioni legate alla partecipazione degli studenti, coordinare lo scambio di informazioni e attività progettuali, elaborare proposte e promuovere indagini conoscitive; 3) il Forum Nazionale delle Associazioni Studentesche, che è lo spazio di confronto tra le maggiori associazioni studentesche del paese per rappresentare le proprie istanze presso il Ministero dell’Istruzione e tutte le istituzioni nazionali.

Non vi sono dati ufficiali sulla partecipazione a scuola, ma nel 2021 abbiamo commissionato una ricerca al riguardo [2]. I risultati? Già prima dell’emergenza sanitaria, nel 45% dei casi le assemblee di classe venivano indette poche volte l’anno o mai e con la chiusura delle scuole le opportunità si sono ulteriormente ridotte: il 38% delle classi non ha organizzato assemblee online, mentre il 40% ha continuato seppur in misura minore rispetto a prima. Per le assemblee di istituto il dato è ancora più preoccupante: prima della pandemia nella metà dei casi venivano svolte poche volte l’anno o mai, con la pandemia secondo il 42% degli studenti sono state sospese, mentre nel 38% dei casi sono proseguite ma in misura ridotta. Dati più bassi risultano in particolare in Istituti tecnici e ancor più nei professionali. 

Nei Centri di Formazione Professionale di competenza delle Regioni, la situazione è ancora più grave, in quanto per legge non sono previsti strumenti di partecipazione e rappresentanza studentesca, negando di fatto il diritto di far sentire la propria voce degli e delle studenti.

In aggiunta alla negazione di spazi di partecipazione, una parte degli e delle studenti non è interessatə: sempre secondo l’indagine, ciò dipende principalmente dal considerarla una perdita di tempo, dal non essere interessatə alle tematiche discusse e dalla sensazione di non avere potere decisionale. Eppure, noi dobbiamo decidere, perché la scuola siamo noi.

Da dove vogliamo cominciare?

La partecipazione non è importante solo a scuola. Ciò nonostante, questa è la sola organizzazione pubblica dove la stragrande maggioranza dei e delle giovani è presente e trascorre una parte consistente del proprio tempo. È l’istituzione che conosciamo meglio dal di dentro e dunque quella dove la nostra partecipazione alle decisioni è più importante: sull’organizzazione della vita scolastica, sull’istruzione integrata e l’orientamento, sulla didattica e sui metodi, sulla valutazione, sulle alleanze della scuola con il territorio. 

Riteniamo che un potenziamento della rappresentanza studentesca, unita ad una vera promozione della cultura democratica a scuola antidoto alle diseguaglianze, possa aumentare la nostra capacità di incidere e stimolare un numero sempre maggiore di giovani a coinvolgersi.

Per questo chiediamo:

  • L’aumento del numero di rappresentanti degli studenti nel Consiglio d’istituto.
  • L’istituzione in ciascun istituto superiore di una commissione paritetica docenti-studenti, finalizzata a formulare proposte riguardanti la didattica, la valutazione, l’orientamento, il PTOF (Piano dell’offerta formativa), l’istruzione integrata, le alleanze della scuola con il territorio, la didattica transfemminista, la salute e il benessere degli e delle adolescenti
  • L’introduzione di ore curricolari obbligatorie, rivolte a studenti e docenti, dedicate ai principi della partecipazione e al funzionamento degli organi collegiali e una maggiore focalizzazione dell’educazione civica in questo ambito.
  • Il rafforzamento e l’attribuzione di potere decisionale alle consulte studentesche e agli organi nazionali di rappresentanza nell’ambito del Ministero dell’Istruzione e ampliare lo statuto delle studentesse e degli studenti.

Riferimenti

1. ActionAid – Secondo Welfare, Contrastare le disuguaglianze educative: partecipazione studentesca e orientamento scolastico. 2022

2. ActionAid, e IPSOS,Studenti e partecipazione: un’indagine sul percorso scolastico e sull’attivazione politica, 2021